In questa pagina potete trovare alcuni dei nostri appunti relativi alla pratica del Birdwatching da Giardino, una piccola branca del nobile Birdwatching inteso in senso più ampio.
Di tanto in tanto il nostro CEAS propone delle iniziative mirate alla creazione di mangiatoie, di nidi, la preparazione del cibo ed incontri per studiare bene le caratteristiche dell’avifauna del nostro territorio… e del nostro giardino di casa.
RICETTE PER PALLINE DI MANGINE
PRESENTAZIONE CON I PRINCIPALI “abitanti alati del giardino”
BIRDWATCHING DA GIARDINO col fotografo e amico MICHELE SENSI
Dicembre 2023
L’inverno è alle porte e spesso pioggia, neve e freddo ci faranno vivere maggiormente gli spazi interni delle nostre case e scuole.
Per questo motivo vorremmo presentarvi una piccola rassegna di tutti quegli amici piumati che abitano o frequentano i nostri giardini sperando di conquistarvi e farvi diventare tutti esperti ornitologi. Tutto questo grazie ai fantastici scatti di Michele Sensi che ci regalerà scorsi e abitanti unici della nostra Unione.
– Occhiotto (Curruca melanocephala) su Pyracantha.
– Cinciallegra (Parus major)
La cinciallegra è un piccolo Passeriforme lungo circa 13-15 cm e con un’apertura alare di circa 21-24 cm.
Il maschio ha la parte superiore del dorso verdastra con una barra alare bianca. Ha guance bianche e la testa è nera come pure la gola attraversata da una lunga striscia, sempre nera, che si allunga fino all’addome. Petto e ventre nelle restanti parti sono gialli.
La femmina è molto simile al maschio con la differenza che la stria nera che parte dalla gola si assottiglia man mano che si estende verso l’addome (nel maschio è decisamente più larga).
È una specie molto vivace, sempre in attività e solitaria in tutte le stagioni. Il suo canto è facilmente riconoscibile e spesso presenta sonorità metalliche. Il suo volo è piuttosto ondulato e scattante. Frequenta regolarmente le mangiatoie, gustando una varietà di cibi come semi, lardo, briciole, frutta, eccetera. Mostra un atteggiamento spesso poco timoroso e anche curioso.
– Ghiandaia (Parus major)
La ghiandaia appartiene all’ordine dei Passeriformi e, nello specifico, alla famiglia dei Cordivi. Misura circa 34 centimetri in lunghezza, ha un’apertura alare di circa 53 centimetri e può pesare fino a 170 grammi. La sua colorazione varia tra il rosso-marrone, mentre le piume delle ali presentano tonalità di blu chiaro contornate di nero. Durante il volo, il dorso si mostra completamente bianco, rendendola facilmente distinguibile. Nonostante la capacità di percorrere lunghe distanze in condizioni particolari, questa specie non è gregaria e tende a volare preferibilmente in solitudine o in piccoli gruppi, mantenendosi a notevole distanza l’uno dall’altro, raramente formando stormi numerosi.
È presente in gran parte del continente europeo e in Italia è sedentaria. Predilige le aree collinari e alto-collinari dove è maggiore la copertura boschiva. La sua dieta è composta da uova, cuccioli, topi, grandi insetti e larve. Per arricchirla, non disdegna alimenti vegetali come ghiande, noci, fagioli, patate, mele, fichi, bacche e cereali. In inverno nasconde le sue provviste nella corteccia degli alberi, nei ceppi o nel suolo. Grazie a questa abitudine, è in grado per tutto l’anno di consumare il suo piatto “preferito”, le ghiande come dice il nome stesso.
– Merlo (Turdus merula)
Appartenete all’ordine dei Passeriformi e, nello specifico, alla famiglia dei Turdidi, il merlo, originariamente abituato al bosco come habitat naturale, si adatta facilmente a vivere in diversi ambienti e spesso si trova tra frutteti e vigneti, oltre a frequentare aree urbane in stretto contatto con l’uomo.
Il maschio raggiunge i 25 centimetri e presenta un piumaggio in genere completamente nero. Becco e contorno occhi sono in genere di un giallo tendente all’arancione e le zampe brune e squamose. La femmina presenta invece dimensioni più ridotte, con una lunghezza che può andare dai 15 ai 20 cm circa e una colorazione bruno scuro. La gola nel suo caso si presenta più chiara e striata.
I merli cambiano il nido ad ogni nidiata, non usando mai lo stesso per le nidiate successive alla prima e, questo aumentando il livello di altezza dal terreno a seconda che si tratti di prima, seconda o terza nidiata.
In genere questa specie vive in coppie isolate, anche se durante le migrazioni può capitare che si raduni in stormi. Per quanto riguarda l’alimentazione, si ciba principalmente di frutta, bacche e piccoli invertebrati.
(1° e 3° foto esemplare maschio; 2° foto esemplare femmina)
– Cardellino (Carduelis carduelis)
Con un aspetto inconfondibile, il cardellino è un passeriforme della famiglia dei fringuellidi, misurando poco più di 10 cm e pesando circa 12 grammi. La sua vivace livrea comprende un muso rosso scarlatto, guance bianche, testa nera, corpo beige e ali nere con una distintiva striatura gialla intensa, culminante nella punta bianca. Le differenze tra maschio e femmina sono sottili, con la femmina che presenta tonalità leggermente più sbiadite. Il becco robusto è adatto a spezzare e perforare semi, che costituiscono la maggior parte della sua dieta, con preferenze per semi di cardo, cardo dei lanaioli, girasole, agrimonia, cicoria, romice, senecio, tarassaco e crespigno.
Il cardellino è diffuso nelle zone boreali, temperate e mediterranee del Paleartico, dall’Africa del Nord all’intera Europa (escludendo l’Islanda) fino all’Himalaya.
Migratore abituale e svernante, questa specie è ampiamente diffusa in Italia, prediligendo le aree, anche urbanizzate, con presenza di alberi. Evita di posarsi a terra, poiché in tale posizione risulterebbe goffo e poco elegante a causa delle sue caratteristiche, preferendo invece sostare sui rami. Durante i movimenti, si sposta in piccoli stormi, soprattutto durante la stagione invernale. Gli stormi talvolta presentano una composizione “mista”, includendo altre specie come il Verdone o il Verzellino, con cui condivide le aree di ricerca del cibo e può addirittura ibridarsi.
Nella nostra Unione sono facilmente visibili piccoli stormi in Via Tresinara, la strada che collega Viano e Baiso.
– Codibugnolo (Aegithalos caudatus)
Il codibugnolo è un passeriforme appartenente alla famiglia degli egitalidi. È di origine euroasiatica e diffuso in tutt’Europa. Lungo dai 14 ai 16 cm tra testa-coda, ha una coda che, da sola, raggiunge i 7-10 cm. Bianco e paffuto, ha screziature rosa e nere sul piumaggio. Ha un’apertura alare di 16-19 cm e un peso di soli 6-9 grammi.
Occupa un ampio areale paleartico; in Italia, è presente su tutto il territorio tranne che in Sardegna, Salento e Sicilia centrale e meridionale. Le popolazioni del nord possono migrare più a sud durante i mesi freddi, ma in generale questo uccello è stanziale.
Vive non più di 8 anni. Si muove con brevi voli, di cespuglio in cespuglio, ispezionando ogni fronda, ogni lembo di corteccia, alla ricerca di insetti di cui si nutre.
Il codibugnolo si dimostra particolarmente tollerante alla presenza umana, colonizzando senza problemi anche le aree coltivate, le piantagioni, i frutteti e parchi e giardini delle aree suburbane e periferiche.
In inverno, per proteggersi dal freddo, gonfia il piumaggio e si raduna in gruppi composti da 5 a massimo 18 esemplari. Questi stormi invernali sono territoriali e difendono attivamente un’area comune di una ventina di ettari. Al suo interno si trovano i dormitori, i luoghi in cui abbeverarsi e varie zone di alimentazione, perlustrate quotidianamente lungo percorsi fissi. Con l’arrivo della primavera, il gruppo si scioglie gradualmente dando origine a varie coppie che si insediano in parti diverse del territorio comune. Ognuna, spesso aiutata da altri esemplari, si dedica alla costruzione di un elaboratissimo nido nascosto tra i cespugli o addossato al tronco di un albero: una grossa palla costituita da muschi e licheni tenuti assieme da tele di ragno, utilizzate come “cemento”. All’interno una folta imbottitura di piume assicura il calore e la protezione necessaria. In questa “palla” viene portato a termine il ciclo riproduttivo sino all’involo dei piccoli.
– il Piccione (Columba livia)
In uno stormo di piccioni, non c’è un singolo individuo che comanda l’intero gruppo in modo simile a come avviene in molte specie animali con una struttura sociale più gerarchica. Gli stormi di piccioni solitamente operano attraverso una forma di cooperazione sociale, e le decisioni riguardo al volo, al cibo e ad altri aspetti vengono prese in modo collettivo.
Quando volano insieme in uno stormo, i piccioni seguono principi di sincronizzazione, reagendo alle azioni degli altri membri dello stormo. La formazione di uno stormo consente loro di ridurre la resistenza dell’aria e migliorare l’efficienza del volo. Non c’è un “capo” che indica la direzione; piuttosto, c’è una sorta di intuizione collettiva che guida il gruppo.
Le dinamiche all’interno di uno stormo di piccioni sono state oggetto di studio e sono affascinanti per gli scienziati. Alcune teorie suggeriscono che la posizione e i movimenti degli uccelli vicini possano influenzare il comportamento di ciascun individuo nello stormo. Questo comportamento collettivo, noto come “effetto gregge” o “effetto stormo”, può essere osservato in molte specie di uccelli, non solo nei piccioni.
Un équipe di studiosi guidati da Tamás Vicsek, ha pubblicato su “Nature” un interessante studio sulla leadership dei Piccioni. Dal loro comportamento è emerso che diversi elementi hanno l’attitudine di copiare il comportamento di altri. Ad esempio, quando lo stormo è a terra l’uccello posizionato di fronte agli altri è il capo. Questo ha svelato insospettabili gerarchie all’interno degli stormi con diversi livelli di leadership nelle quali, a turno, è determinata l’influenza che alcuni individui hanno sugli altri e sull’intero stormo.
Queste immagini le abbiamo catturate pochi giorni fa nella campagna del comprensorio ceramico. In vita nostra non avevamo mai visto un’aggregazione di Piccioni così importante. Abbiamo visto questo stormo di migliaia d’individui compiere evoluzioni sincrone stupende, che avrebbero fatto impallidire i ben più performati Storni.
(testo di METEOREGGIO)
– Cinciarella (Cyanistes caeruleus)
La Cinciarella è un passeriforme della famiglia dei Paridae. Lunga appena 10,5-12 cm, pesa circa 12 grammi. La livrea è molto vivace virando dal blu cobalto di nuca, ali e coda al verdarstro del dorso. Presenta mascherina bianca, attraversata da una linea nera all’altezza degli occhi, e il petto si presenta giallo zolfo. Ha il becco nero a punta e zampe corte e robuste grigio-blu.
La specie è diffusa in tutta Europa e tendenzialmente sedentaria.
La specie si distingue per il suo comportamento estremamente socievole, tanto che spesso è possibile osservare gruppi misti di cinciarelle e codibugnoli. Il suo habitat principale è nei boschi delle colline e delle pianure, ma è anche una visitatrice frequente di frutteti e giardini, dove si può ammirare la sua abilità acrobatica tra i rami mentre cerca cibo. Tuttavia, cerca di evitare gli spazi aperti per timore dei rapaci. La sua dieta è principalmente composta da insetti, con una predilezione per afidi, larve e ragni, ma non disdegna di cibarsi anche di piccoli invertebrati trovati sugli alberi. Durante l’inverno, accetta anche semi, bacche e frutta nella sua alimentazione.
– Gazza (Pica pica)
Spesso denominata “gazza ladra” a causa della sua predilezione per gli oggetti luccicanti, questa specie ha una lunghezza compresa tra i 44 e i 46 cm, con oltre il 50% della sua estensione costituita dalla coda negli adulti. L’apertura alare varia tra i 52 e i 62 cm.
La testa, il collo e il petto sfoggiano un nero lucido con riflessi verde metallico e viola, mentre la pancia e le piume della schiena sono bianche. Le ali presentano tonalità nere con riflessi verdi o viola, e le penne remiganti primarie mostrano un reticolato interno bianco. La coda è nera con striature iridescenti di diversi colori, tra cui il verde-bronzo. Zampe e becco sono neri.
Ampiamente diffusa in Eurasia, la gazza è presente anche negli Stati Uniti e in alcune zone dell’Africa settentrionale, prediligendo climi temperati. Il suo habitat naturale comprende spazi aperti come prati, frutteti, cespugli, campi coltivati e margini dei boschi. La scelta del territorio si basa principalmente sulla presenza di acqua, e le gazze si adattano facilmente anche a ambienti urbani, essendo poco timorose dell’uomo.
La gazza eurasiatica dimostra notevole adattabilità alle variazioni ambientali e climatiche, modificando le abitudini alimentari in base alla disponibilità di cibo. Accumula riserve alimentari durante periodi abbondanti e vive in grandi stormi durante la maggior parte dell’anno, isolandosi solo durante la stagione degli amori per nidificare e accoppiarsi.
Questo uccello è noto per la sua territorialità, proteggendo con attenzione il proprio habitat da intrusi. La sua intelligenza è notevole, con abilità simili a quelle delle grandi scimmie, e ha superato il test dello specchio, dimostrando capacità di riconoscimento di sé stessa. Inoltre, le gazze utilizzano strumenti, pianificano le azioni basandosi sull’esperienza passata e partecipano a eventi sociali complessi, come rituali funebri tra i propri simili.
Il suo verso, sebbene non sia considerato un vero e proprio canto, è un cicaleccio aspro e starnazzante che serve a comunicare la presenza, allontanare gli intrusi e delineare il proprio dominio territoriale.
– Scricciolo (Troglodytes troglodytes)
Il delizioso Scricciolo, con la sua figura rotonda e paffuta, rappresenta il più piccolo membro della famiglia dei Troglodytidae, misurando soltanto 10 centimetri di lunghezza. Il suo dorso bruno, contornato da bordi neri, contrasta con un ventre più chiaro, mentre la sua piccola coda bruno-rossiccia, spesso tenuta sollevata, svolge la funzione di bilanciare un petto notevolmente basso.
Agile, dinamico e scattante, lo Scricciolo si muove con destrezza, dirigendosi verso ogni luogo o oggetto che cattura la sua attenzione. Preferisce esplorare il terreno, ispezionando con curiosità tutto ciò che lo colpisce. La sua intraprendenza lo porta a volare di cespuglio in cespuglio e saltellare sul terreno con tale agilità da ricordare un piccolo mammifero.
Questo uccello, principalmente stanziale, trova il suo habitat nelle località umide, ricche di cespugli e alberi. In genere, predilige le zone fresche e ombrose, in collina o in montagna, vicino a corsi d’acqua con cespugli, alberi e massi sparsi. Non intimorito dalla presenza umana, si può avvistare in pianura e nei centri abitati durante l’inverno, mentre in estate preferisce le zone montane. La sua dieta comprende insetti, bruchi, vermi e piccoli ragni che trova sulle foglie; occasionalmente, in inverno, si concede anche qualche bacca.
Il maschio, poligamo, delinea il suo territorio personale dove costruisce diversi nidi utilizzati come “dormitori”. Scelte le posizioni in modo camuffato, tra fitti cespugli, cavità di rocce o alberi, o tra vecchie mura diroccate, il maschio emette acuti trilli sonori quando una femmina entra nel suo territorio. Con continui movimenti tra i nidi precedentemente costruiti, cerca di catturare l’attenzione della femmina. Una volta accettate le sue attenzioni e avvenuto l’accoppiamento, la femmina riveste il nido internamente con lana, piume e crini, rendendolo confortevole per i pulcini.
– Pettirosso (Erithacus rubecola)
Il Pettirosso, un piccolo passeriforme caratterizzato dalla sua forma rotonda e dagli occhi espressivi, nasconde dietro il suo aspetto dolce e mansueto un carattere orgoglioso e aggressivo. Misurando soltanto 14 cm, presenta un dorso bruno-oliva, un ventre bianco, zampe rossicce sottili e una distintiva macchia rosso-arancio su petto e faccia, una caratteristica che contraddistingue maschi e femmine della specie a partire dai tre mesi di vita. Molto vivace e attento, si muove agilmente sul terreno con lunghi balzi, piegandosi per alcuni passi prima di fermarsi improvvisamente in posizione eretta, facendo vibrare ali e coda come se volesse attirare l’attenzione.
Sebbene il suo habitat naturale siano i boschi di conifere, il Pettirosso può adattarsi anche a zone antropizzate come giardini, siepi, parchi urbani e boschetti, soprattutto durante l’inverno quando la ricerca di cibo diventa più intensa. Nonostante la sua tendenza a evitare il contatto con gli esseri umani, il Pettirosso può avvicinarsi con cautela, soprattutto quando, lavorando in giardino, si scuotono lombrichi e insetti, di cui è goloso.
Di natura combattiva e solitaria, il Pettirosso non mostra inclinazioni gregarie, possedendo un forte senso di territorialità e respingendo l’ingresso di altri individui nel proprio regno. Spesso, lo si osserva scacciare in modo deciso e talvolta aggressivo chiunque osi avvicinarsi al suo territorio, gonfiando il petto color fuoco, agitando ali e coda, oscillando da una zampa all’altra e emettendo un canto minaccioso come segnale di avvertimento. Questi segnali si intensificano fino a quando l’intruso non si allontana, talvolta solo dopo uno scontro. Il senso di territorialità si accentua ulteriormente quando condivide lo spazio con la sua compagna.
La dieta del Pettirosso è diversificata, comprendendo piccoli molluschi, lombrichi, insetti, larve e una predilezione per i frutti del bosco come bacche, more, mirtilli, ribes e fragole.
Questa specie è diffusa in tutta Europa fino al Circolo Polare Artico e dagli Urali all’Atlantico. Preferisce ambienti alberati non troppo densi, freschi, ombrosi e umidi, con varie altezze, porzioni o margini di terreno scoperto e posti adatti per posarsi. Evita invece ambienti asciutti e scoscesi, nonché paludi con vegetazione bassa. In base al contesto, può essere più comune nei boschi di latifoglie, ma dimostra una notevole resistenza e adattabilità, colonizzando una vasta gamma di tipologie boschive con diverse densità.
– Tortora dal collare (Streptopelia decaocto)
La Tortora dal collare, con una lunghezza compresa tra i 30 e i 32 centimetri, presenta un piumaggio grigio-rosso o caffellatte, leggermente più scuro sul dorso. Le ali sfoggiano un apice bruno scuro, e in volo la coda mostra una base bianca con punte nere. Caratteristico è lo stretto collarino nero che spicca sul collo, mentre la femmina è leggermente più piccola del maschio. In Italia, questa specie è principalmente localizzata in parchi urbani e suburbani ricchi di alberature a pino, con una preferenza per le zone di pianura e rivierasche. Verso la fine dell’estate, è comune vederla migrare verso le campagne.
La dieta di base della Tortora dal collare consiste nei semi, ma si nutre anche di frutta, erbe, insetti e altri piccoli invertebrati. Sebbene il periodo di riproduzione sia indicato tra marzo e settembre, essa è capace di deporre uova durante tutto l’anno. Per nidificare, costruisce un rozzo nido di rami su alberi, ma talvolta può utilizzare anche manufatti come piloni metallici, impalcature o tettoie
– Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus)
L’areale del Codirosso comune si estende su tutta l’Europa. Durante il periodo invernale, questa specie si sposta a sud del Sahara. In Italia, il Codirosso comune è prevalentemente concentrato nelle regioni centro-settentrionali, con particolare rilevanza in Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna. Nelle regioni meridionali, la popolazione è notevolmente meno numerosa.
Con una lunghezza compresa tra i 13 e i 15 centimetri e un peso che non supera i 15 grammi, il Codirosso comune ha un’apertura alare di 20-26 centimetri. Come suggerisce il nome, la caratteristica distintiva di questa specie è la coda di colore ruggine, in continuo movimento anche quando l’uccello è posato. Il maschio presenta una colorazione nera sul dorso, la gola e la parte inferiore della testa, mentre le ali sono di colore nero-grigiastro. Sulla fronte, si nota una fascia bianca che si allarga con l’età. Zampe e becco sono neri, mentre petto, fianchi e groppone tendono al fulvo. La femmina ha un piumaggio con tonalità bruna nella parte superiore e petto di colore ruggine sfumato, così come la coda. Il Codirosso comune è una specie monogama.
Questo uccello si trova nelle aree ai margini delle foreste e nelle zone confinanti con boschi misti o di latifoglie. È noto per la sua natura schiva e predilige ambienti aperti o semi-aperti, come campi coltivati circondati da siepi e boschetti, oltre a brughiere con vegetazione rada. Mostra una particolare predilezione per gli ambienti urbani, spesso avvistato all’interno dei centri abitati.
– Capinera (Sylvia atricapilla)
La Capinera, con una lunghezza di circa 14 cm e un peso di 20 grammi, presenta una colorazione grigio cenere con una calotta nera nei maschi, mentre le femmine sono più brunastre, con una calotta rosso ruggine o marrone. La distintiva calotta ben delineata è un tratto che la contraddistingue immediatamente da altre specie di Silvidi. Sia il becco che le zampe mantengono sempre una colorazione scura.
Questa specie è vivace e socievole, anche se prudente, spesso sostando tra il fogliame di alberi e cespugli. Raramente si osserva saltellare sul terreno, e anche in questi casi, il movimento è eseguito con circospezione e zampe molto flesse. Il volo è di solito breve e ondulato. Questi comportamenti subiscono una parziale trasformazione durante il periodo di cova e cura dei pulcini, quando la Capinera dimostra coraggio e una sorta di “disprezzo” del pericolo nella difesa del nido da potenziali intrusi.
In Italia, la Capinera è diffusa in tutto il territorio, con una presenza più numerosa nei mesi invernali. Essa è strettamente associata alla presenza di alberi e arbusti alti, evitando quelli troppo densi. La specie frequenta una vasta gamma di ambienti a diverse altitudini, dai boschi cedui ai frutteti, dalle macchie con alberi alle aree verdi urbane. Si osservano densità estremamente variabili a seconda degli ambienti, con la possibilità di superare le 66 coppie territoriali per chilometro quadrato in quelli più idonei alla specie.
– Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochuros)
Durante la stagione primaverile, il Codirosso spazzacamino predilige le aree montane. In Italia, raggiunge altitudini fino a 2.600 metri sulle Alpi, mentre le popolazioni asiatiche dell’area himalayana si spingono fino a 5.000 metri. Questo uccello mostra una preferenza per le zone meno urbanizzate, come piccoli paesi, centri suburbani e aree industriali. Tuttavia, è anche presente nelle grandi città, dove, spesso, costruisce il suo nido sugli edifici più alti dei centri storici.
L’areale di distribuzione del Codirosso spazzacamino comprende l’Europa, l’Asia minore e il Tibet. Durante la stagione invernale, gli individui si spostano dalle regioni settentrionali dell’Europa verso le aree mediterranee e il Nord Africa.
La sua alimentazione è principalmente basata su bacche, invertebrati e insetti catturati in volo, con una predilezione per mosche e farfalle. Nelle zone costiere, può integrare la sua dieta con piccoli crostacei.
Con dimensioni simili a un Passero comune, il Codirosso spazzacamino è caratterizzato dalla coda rosso-arancione, che appare simile in entrambi i sessi. La lunghezza dell’uccello varia tra i 14 e i 16 cm, con un peso di circa 17 grammi. Nel maschio, il dorso è di colore grigio scuro, mentre petto, gola e guance tendono al nero. Le ali del maschio adulto presentano una distintiva striscia bianca, assente nella femmina e negli individui più giovani. Becco e zampe sono di colore nero. Il piumaggio della femmina mostra tonalità più smorzate, principalmente grigio cenere.
– Regolo (Regulus regulus)
Il Regolo, con una lunghezza appena raggiungente i 10 centimetri e un peso di soli 5 grammi, è riconoscibile per i distintivi disegni sulla sommità del capo, adornata da una crestina bordata di nero. Nei maschi, la crestina è di colore arancione, mentre nelle femmine è gialla; i giovani sono privi di questo ornamento. Il piumaggio presenta tonalità grigio-verdi nella parte superiore e tonalità biancastre sfumate di bruno-giallo nella parte inferiore. Il maschio si distingue dalla femmina per la striatura arancione sulla sommità del capo.
Il nido, di forma sferica, viene sospeso sui rami esterni alti degli Abeti. Questo uccello sverna attorno ai siti riproduttivi o più a sud, fino all’Europa meridionale. In Italia, nidifica tra i 900 e i 1900 metri di quota ed è comunemente avvistato anche durante la stagione invernale. Frequenta i boschi di conifere, dalla pianura fino alla montagna, e mostra un’apprezzamento anche per le aghifoglie ornamentali presenti in parchi e giardini urbani. Nell’arco alpino, è strettamente legato soprattutto all’abete rosso e all’abete bianco. Il Regolo si nutre di ragni, insetti e larve, che trova rovistando tra il fogliame.
– Verdone (Carduelis chloris)
Il Verdone è un piccolo e tozzo passeriforme altamente adattabile, diffuso in tutta Italia e in Europa, fino alle coste dell’Africa del Nord e al Medio Oriente. Con una lunghezza di circa 15 centimetri e un peso che raramente supera i 30 grammi, il suo modesto allungamento alare di 25-28 centimetri lo rende un volatore poco abile: preferisce spostarsi da ramo a ramo e muoversi solo quando è alla ricerca di cibo.
Il suo piumaggio, prevalentemente verde e oliva con sfumature gialle e oro, presenta punte più scure sulle piume dorsali e una marcata linea gialla su ali e coda. Il becco, conico e massiccio, ha una colorazione carnico-biancastra, leggermente più chiara delle zampe. La femmina si distingue dal maschio per una modesta opacità dei colori, mentre i giovani presentano striature brune.
Questo uccello vivace e socievole vive in piccoli gruppi, talvolta misti a cardellini e altri Fringillidi, e predilige habitat con una ricca vegetazione come frutteti, parchi, giardini e altri luoghi ricchi di alberi e siepi, dove può raggiungere un mimetismo quasi perfetto. Non disdegna le zone urbane, a condizione che siano presenti elementi di vegetazione.
La maggior parte degli esemplari è stazionaria, mentre alcuni migrano verso aree più calde durante l’inverno per prepararsi alla riproduzione. La loro dieta è principalmente basata su semi e cereali, che costituiscono il principale elemento alimentare, oltre a bacche, piccoli insetti o larve.
– Verzellino (Serinus serinus),
Il Verzellino presenta fronte e nuca giallo-verdastre rigate di bruno-nero, con sopracciglio giallo. Il mantello è bruno-giallastro rigato di bruno-nero, così come il dorso di colore giallo. Il groppone assume una tonalità giallo-verdastro, mentre le parti inferiori sono giallo-verdastre, rigate di bruno ai fianchi. Il ventre è biancastro, le remiganti e le timoniere sono bruno-nere orlate di verdastro, e le copritrici alari presentano puntini chiari. Il becco è di colore corno, più pallido verso la mandibola inferiore, le zampe sono bruno scuro, e l’iride è bruno-nera. La femmina, simile al maschio, è meno gialla e più rigata sul petto e sulla testa, con un groppone più pallido.
Questo uccello è più comune in pianura e in zone collinari, ma non evita le zone montane. Si nutre di semi di erbe e piante da giardino, oltre a consumare semi di essenze arboree, come quelli degli ontani. In primavera, si ciba anche di piccoli insetti. Il suo volo è ondulante e danzante, particolarmente veloce durante la primavera.
Il Verzellino costruisce un nido minuscolo ma grazioso, simile a quello del fringuello. Utilizza materiali come piccole radici, erba, fieno e steli secchi per il rivestimento esterno, mentre internamente lo completa con peli e piume. Il nido viene collocato su alberelli o nei cespugli.
– Passera d’Italia (Passer italiae)
La Passera d’Italia, con una lunghezza media di 15 centimetri, un’apertura alare di 24-26 centimetri e un peso fino a 30 grammi, presenta notevoli differenze nell’aspetto tra i due sessi. Il maschio sfoggia una livrea vistosa con dorso e ali marroni screziati di nero, guance bianche, nuca e testa bruno-nocciola, gola nera e petto grigio. La femmina e i giovani, invece, mostrano colori più tenui con un dorso bruno-chiaro striato di nero, nuca beige, petto e gola grigi. Il becco, conico e robusto, è di colore grigio scuro.
In Italia, dove la specie presenta densità variabili tra 10 e 200 coppie per chilometro quadrato, la Passera d’Italia è nidificante e prevalentemente sedentaria. Può nidificare anche durante la stagione fredda e si trova in praticamente tutti gli ambienti, dalle aree urbane ai villaggi fino all’aperta campagna.
La stagione riproduttiva ha inizio a marzo, durante la quale è comune osservare gruppi di passeri litigiosi che si contendono rumorosamente l’attenzione delle femmine.
– Passera scopaiola (Prunella modularis)
La Passera scopaiola, con i suoi 14 centimetri di lunghezza, presenta dimensioni simili a quelle del Pettirosso. Il suo nome italiano deriva dall’abitudine di nidificare vicino a piante di erica, in particolare Erica scoparia, usata da tempi antichi per la produzione di scope e ramazze, legandone insieme le fascine.
Il piumaggio di questo passeriforme è una combinazione di tonalità grigie e brune, con macchie più scure sul groppone. Assomiglia a un piccolo Passero, con la parte inferiore del corpo rigata e una forma caratteristica. Il becco sottile è punteggiato, mentre le zampe sono di colore bruno-rosato, senza particolari differenze cromatiche tra maschi e femmine.
La Passera scopaiola si nutre principalmente di insetti, specialmente piccoli coleotteri e loro larve, oltre a consumare semi. È una specie diffusa in tutta l’Europa, dalle regioni artiche alla regione mediterranea e arabica, svernando nei Paesi mediterranei. Dimostra una buona capacità di adattamento a ambienti diversificati.
Questo uccello nidifica nei boschi, con una preferenza per le conifere. Pur essendo talvolta presente in parchi e giardini, predilige nascondersi tra cespugli e siepi, mostrando un comportamento schivo e riservato. Si muove in modo furtivo nel folto della vegetazione, spesso frullando nervosamente le piccole ali. In generale, predilige gli ambienti montani, specialmente le zone marginali dei boschi o i boschi stessi, dove costruisce il nido. Frequenta radure di peccete, sia naturali che di impianto artificiale, e zone con cespugli come ginepri nani, eriche e rododendri, specialmente nelle aree di pascoli degradati su versanti caldi.
La Passera scopaiola è parte del 2% degli uccelli che mostra comportamenti di “poliandria”. La femmina accetta il corteggiamento e si accoppia con più maschi nella stessa stagione. Questo comportamento può essere spiegato dalla volontà del maschio di garantire la paternità dei pulcini eliminando i rivali, mentre la femmina accetta più corteggiatori per assicurare un adeguato rifornimento di cibo ai futuri pulcini. Entrambi i maschi con cui si è accoppiata partecipano all’allevamento dei pulcini, anche se non sono certi della paternità biologica, mantenendo un atteggiamento collaborativo anziché rivalitario.
– Ballerina (Motacilla alba)
Diffusa in Europa, Asia e Africa del Nord, la Ballerina bianca si adatta a territori con temperature estreme, estendendosi oltre il Circolo Polare Artico fino al sud in Iran, Himalaya e Cina sud-occidentale, arrivando fino al Giappone e allo stretto di Bering. In Italia, è una specie comune in gran parte delle regioni, prevalentemente stazionaria, con alcune popolazioni migranti di passaggio.
Preferisce i campi arati, le zone umide e coltivate, e le rive dei laghi, prediligendo luoghi con presenza di specchi d’acqua, dove caccia insetti. Evita le foreste d’alto fusto e le montagne oltre il limite della vegetazione arborea. Tra i Passeriformi, la Ballerina bianca è notevolmente adattabile alla presenza umana, avvicinandosi anche alle abitazioni, specialmente in spazi aperti. Pur alimentandosi principalmente di insetti, ragni e piccoli molluschi che cattura da sola, accetta cibo offerto dall’uomo e può abituarsi a mangiare e bere in sua presenza.
Con una lunghezza di circa 20 centimetri e un’apertura alare di 26-30 centimetri, non si notano accentuate differenze d’aspetto tra maschi e femmine. Risalta il bianco perfetto della fronte e degli occhi, formando una sorta di mascherina. Testa, nuca, gola e petto appaiono neri, mentre dorso e groppone sono di colore grigio chiaro. Le ali e la coda presentano striature bianche e nere, mentre il ventre è bianco. Durante il volo, spicca un movimento ondulato dopo una rapida corsa; quando cammina velocemente sul terreno, muove la coda in modo ritmico.
– Fringuello (Fringilla coelebs)
Il Fringuello ello è un piccolo uccello con una lunghezza di circa 15 centimetri, apertura alare fino a 28 cm e peso di circa 20 grammi. Il maschio si distingue dalla femmina per la livrea più vivace: la femmina presenta un piumaggio bruno-giallastro, mentre il maschio sfoggia colori più accesi come l’azzurro sulla testa, il verde sul groppone, il rosa intenso sul petto e il nero all’estremità delle ali. Caratteristiche comuni a entrambi i sessi sono le barre bianche sulle spalle e sull’ala, ben visibili durante il volo, e le timoniere esterne anch’esse bianche.
La nidificazione avviene in tutta l’Europa, dalle regioni mediterranee a quelle boreali, estendendosi fino alle latitudini estreme della Scandinavia e della Siberia, quasi al limite della vegetazione arborea. È presente anche in Nord Africa. Il Fringuello è comune nei boschi, tra alberi sparsi e cespugli, lungo le siepi, nei campi e nei frutteti, prosperando in qualsiasi luogo con sufficiente vegetazione. Durante l’inverno e, recentemente, anche nel periodo riproduttivo, può essere avvistato anche nelle periferie urbane, dove è più facile trovare cibo.
Nelle regioni a latitudini medie, il Fringuello mostra un comportamento tipicamente sedentario ed è uno degli uccelli più diffusi e numerosi sul territorio nazionale. Nidifica in tutte le regioni, dal livello del mare fino a quote superiori ai 2.000 metri, con densità maggiori nelle regioni settentrionali, soprattutto nell’area alpina e appenninica, e minore abbondanza sulle coste e nelle pianure continentali.
Il volo del Fringuello è “ondulato” e simile a quello degli altri Fringillidi. Durante il periodo riproduttivo, mostra un comportamento territoriale, mentre in inverno si aggrega in gruppi variabili, spesso mescolati con peppole, verdoni e lucherini. La sua dieta è basata su semi e frutti.
– Frosone (Coccothraustes coccothraustes),
Il Frosone, il più grande e robusto tra i Fringillidi, può raggiungere i 17 centimetri di lunghezza e pesare fino a 60 grammi, nonostante la sua coda relativamente corta. Le differenze tra i sessi non sono molto evidenti, sebbene i colori della femmina appaiano generalmente più sbiaditi. La tonalità predominante della sua livrea è il marrone, con un cappuccio color nocciola e una fascia grigia intorno al collo. Presenta pizzo e mustacchi neri, ali anch’esse nere con una fascia bianca, e un ventre bianco. Caratteristico è il suo grosso becco, di colore blu metallico durante il periodo riproduttivo e giallastro durante la stagione fredda.
Distribuito in quasi tutti i continenti, dal Regno Unito al Giappone, il Frosone ha un areale riproduttivo ampio ma frammentato, poiché è legato a una buona disponibilità di latifoglie che producono semi “duri”, fondamentali nella sua dieta.
In Italia, il Frosone nidifica principalmente nelle zone montuose, con una marcata prevalenza nelle Alpi e nell’Appennino centrale. È del tutto assente nelle estreme regioni meridionali e in Sicilia. Come granivoro, si nutre principalmente di semi ma mostra una predilezione per le gemme fresche e la frutta, come ad esempio le ciliegie, delle quali riesce a spolpare anche il nocciolo.
– Picchio verde (Picus viridis)
Il Picchio verde, lungo circa 30 centimetri con un’apertura alare che può raggiungere il mezzo metro e un peso compreso tra 150 e 200 grammi, presenta la parte superiore del dorso di colore verde scuro, sfumante in tonalità gialle e grigio-chiare nella parte inferiore. L’apice del capo è rosso, mentre la faccia è nera, con due strie nere che si estendono dal becco verso la nuca, tendenti al rosso nel maschio. La coda, rigida e a forma di cuneo, consente di appoggiarsi al tronco durante la percussione e il Picchio verde dispone di quattro dita uncinate robuste per aggrapparsi, due in avanti e due all’indietro.
Ben diffuso in Italia, mostra una notevole fedeltà al sito riproduttivo. La sua distribuzione è limitata all’Europa e alle regioni egeo-pontiche di Asia Minore e Caucaso, mentre è assente in Irlanda, Scozia e Scandinavia settentrionale. A differenza di altri picchi, il Picchio verde è una specie piuttosto schiva e si fa riconoscere più per il canto che per il caratteristico “tambureggiare”. Dotato di un becco diritto e robusto, saldato con la calotta cranica, il suo volo si presenta ondulato.
Il Picchio verde predilige boschi maturi, soprattutto di latifoglie, con la presenza di alberi morti ricchi di cavità. Mostra una particolare preferenza per le zone alberate discontinue, alternate a zone coltivate. È l’unico picchio che scende regolarmente a caccia anche sul terreno, alla ricerca di formiche e delle loro larve. Nonostante la sua natura schiva, il Picchio verde dimostra buone doti di adattabilità, costruendo il nido anche in parchi e grandi giardini, e non disdegnando manufatti costruiti dall’uomo come pali o infissi in legno posti ai margini delle zone boscate.
– Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major)
Il Picchio rosso maggiore, una specie di dimensioni medio-piccole che di solito non supera i 21-26 centimetri di lunghezza, presenta un’apertura alare di 42-43 centimetri e un peso compreso tra 60 e 90 grammi. Entrambi i sessi mostrano una livrea bianca e nera con sottocoda rosso, ma il maschio si distingue per la macchia rossa evidente sulla nuca. Anche i giovani sono facilmente riconoscibili grazie alla sommità del capo colorata di rosso. Il becco è nero, appuntito e robusto, mentre le zampe sono adattate per agevolare la progressione su tronchi verticali, che il Picchio rosso maggiore risale a saltelli, aggrappandosi con le forti zampe e aiutandosi con la coda, molto robusta.
La specie ha un ampio areale di presenza, che si estende dall’Africa nord-occidentale a buona parte dell’Eurasia. Il Picchio rosso maggiore è piuttosto adattabile e si trova nei boschi sia di conifere sia di latifoglie, nelle campagne alberate e persino nei parchi cittadini. Essendo prevalentemente insettivoro, può integrare la sua dieta con pinoli e frutta, soprattutto al di fuori del periodo riproduttivo. Di solito, individua gli insetti e le larve che vivono sotto la corteccia dell’albero grazie al rumore che emettono mentre rodono il legno. Utilizzando il robusto becco, il Picchio rosso maggiore buca il legno e con la lingua retrattile cattura l’insetto.
Dopo un lungo rituale di corteggiamento, che inizia già a febbraio con l’insistente “tambureggiare” del maschio sui tronchi per delimitare il territorio e attirare l’attenzione della compagna, la coppia nidifica in cavità scavate nel tronco o in rami particolarmente robusti. L’ingresso del nido, con un diametro non superiore ai 5 centimetri, viene scavato a circa una decina di metri d’altezza.
– Picchio muratore (Sitta europea)
Diffuso in gran parte dell’Europa centro-occidentale e meridionale, il Picchio muratore è presente in tutte le regioni italiane, fatta eccezione per la Sardegna. Questo passeriforme, lungo circa 14 centimetri e con un peso di circa 25 grammi, si trova nei parchi di latifoglie e, più occasionalmente, nei boschi di conifere. È possibile avvistarlo anche nei parchi, giardini e frutteti nelle vicinanze dei centri abitati. A differenza dei più noti picchi della famiglia dei Picidi, il Picchio muratore presenta un piumaggio piuttosto variopinto.
Il colore grigiastro o tendente al blu domina la testa e la parte superiore del corpo, compresi schiena, coda e ali. La parte inferiore, invece, assume tonalità arancioni, sebbene in modo molto tenue. La gola e le guance sono chiare, evidenziando due strisce nere sugli occhi che sfumano verso la schiena.
Durante la bella stagione, il Picchio muratore si nutre principalmente di insetti, mentre nel resto dell’anno cerca semi, frutti, ghiande e noci. Per ottenere il cibo, utilizza il suo becco per aprire con piccoli ma decisi colpi gli alimenti posizionati tra i buchi della corteccia. Nonostante il suo nome suggerisca una parentela con i Picidi, il Picchio muratore non appartiene a questa famiglia.
Il periodo riproduttivo della specie inizia in aprile, e il nido viene solitamente posizionato sugli alberi o nei muri, preferibilmente in cavità accoglienti.
SUGGERIMENTI ESTERNI
Vorremmo inoltre segnalarvi alcuni siti interessanti sempre collegati a questi argomenti:
1) Dal sito del MUSE (Museo delle scienze di Trento) la sezione “Suoni di vita in città”. In queste pagine interattive si possono scoprire i più comuni uccelli e altri piccoli vertebrati che popolano 5 diversi ambienti delle città e dei sobborghi delle Alpi. Ogni immagine è accompagnata da un suono e da un breve approfondimento, per riconoscere in maniera multisensoriale le specie che si possono osservare attorno alla propria abitazione, affacciandosi alla finestra.
SITO: https://www.sdv.muse.it/index.html
2) Il sito dell’illustratore TONI LLOBET . Ove trovare tavole e illustrazioni dal fortissimo rigore scientifico. Nello specifico le sezioni “Nel loro ambiente, paesaggi pieni di vita” ( http://www.tonillobet.com/it/nel-loro-ambiente/ ) e “Més de 3.000 espècies de flora i fauna il·lustrades, a l’abast” ( http://www.tonillobet.com/arxiu-especies/ ).
SITO: http://www.tonillobet.com/it/