BIODIVERSITA’ NELL’UNIONE TRESINARO SECCHIA
In questa pagina vi mostreremo gli scatti della rubrica “BIODIVERSITA’ NELL’UNIONE TRESINARO SECCHIA” redatta dal CEAS Terre Reggiane – Tresinaro Secchia e dal fotografo (nonchè amico) Michele Sensi con l’ausilio di scatti di fotografi professionisti che, coi loro scatti, ci aiuteranno a raccontare l’importante biodiversità che ci circonda.
PAVO CRISTATUS del fotografo Michele Sensi
Il pavone (Pavo cristatus) è un uccello originario dell’Asia meridionale, celebre per il suo aspetto maestoso e il marcato dimorfismo sessuale. Maschio e femmina differiscono notevolmente sia per dimensioni che per colorazione e ornamenti, con caratteristiche evolutive legate alla selezione sessuale.
MASCHIO
Il pavone maschio è famoso per il suo magnifico treno, composto da lunghe piume sopracaudali ornate da ocelli di colori brillanti che variano dal blu al verde. Questa struttura, che può superare il metro di lunghezza, è un elemento fondamentale nella stagione degli accoppiamenti, quando il maschio la esibisce in danze rituali per attirare le femmine. Il maschio ha un piumaggio iridescente blu sulla testa e il collo, una cresta elegante e un dorso verde dorato. Può raggiungere una lunghezza totale di 2-2,5 metri e un peso di 4-6 kg.
FEMMINA
La pavonessa, o femmina di pavone, è molto più discreta. Il suo piumaggio è marrone-grigio con riflessi verdi sul collo, perfetto per mimetizzarsi durante la cova. Non possiede il treno del maschio e ha dimensioni ridotte, con una lunghezza di circa 80-100 cm e un peso di 2,5-4 kg. Anche la sua cresta è più sobria, di colore marrone.
SIGNIFICATO DEL DIMORFISMO SESSUALE
Questo marcato dimorfismo sessuale è il risultato della selezione sessuale. Le femmine scelgono il maschio con il treno più appariscente e simmetrico, indicatore di salute e qualità genetica. La colorazione mimetica della femmina, invece, è fondamentale per proteggersi dai predatori durante la cova e allevare i piccoli.
Queste differenze non sono solo estetiche, ma riflettono adattamenti evolutivi che assicurano il successo riproduttivo e la sopravvivenza della specie.
GERONTICUS EREMITA del fotografo Michele Sensi
L’ibis eremita (Geronticus eremita) è una specie di uccello migratore appartenente alla famiglia Threskiornithidae. È facilmente riconoscibile per il suo lungo becco ricurvo, il piumaggio scuro con riflessi verdi e il caratteristico collo nudo e rosso, che lo rende particolarmente suggestivo. Originario delle regioni del Mediterraneo, in passato questa specie era diffusa in gran parte dell’Europa meridionale e del Nord Africa, ma ha subito un drastico declino a causa della perdita di habitat, del bracconaggio e della disturbo antropico.
Oggi, il Geronticus eremita è considerato una specie in grave pericolo di estinzione, con poche popolazioni rimaste in natura. Il principale rifugio per questi uccelli è la zona costiera dell’Atlante in Marocco, dove sono stati intrapresi programmi di conservazione. La reintroduzione di esemplari allevati in cattività, attraverso progetti di ripristino ambientale, ha portato alcuni risultati positivi, ma la specie resta vulnerabile.
L’ibis eremita è un uccello sociale che vive in gruppi e si nutre principalmente di invertebrati e piccoli vertebrati, che cerca in ambienti di steppa e praterie. La sua capacità di migrare è ben sviluppata, e il suo comportamento di nidificazione avviene generalmente su scogliere o in aree riparate, lontano da disturbi umani. Nonostante gli sforzi di conservazione, la sua sopravvivenza dipende dalla protezione del suo habitat naturale e dalla riduzione delle minacce umane.
QUERCUS PUBESCENS del fotografo Michele Sensi
La roverella (Quercus pubescens) è una quercia molto diffusa nelle aree mediterranee e in gran parte dell’Europa meridionale. È una specie decidua e molto adattabile, capace di tollerare terreni calcarei, siccità e condizioni di scarsa fertilità, e cresce bene su colline e pendii soleggiati fino a 1.000 metri di altitudine. Può raggiungere un’altezza di 15-20 metri.
Le foglie della roverella sono ovali e profondamente lobate, di colore verde scuro nella parte superiore, mentre nella parte inferiore sono ricoperte da una leggera peluria (da cui il nome “pubescens”), che riduce la traspirazione e aiuta la pianta a trattenere l’umidità. In primavera produce piccoli fiori giallognoli poco vistosi, che crescono in infiorescenze pendule e danno origine, a fine estate, alle sue tipiche ghiande. Queste ghiande rappresentano una fonte di nutrimento importante per molti animali, come cinghiali e scoiattoli, che contribuiscono a disperdere i semi della quercia.
La roverella svolge un ruolo ecologico cruciale: forma boschi misti, spesso in compagnia di altre querce e specie mediterranee, e offre riparo e cibo a diverse specie animali.
Nella fotografia potete vedere la Roverella di San Valentino (Castellarano) in Via Telarolo, albero monumentale della nostra Regione Emilia Romagna protetta dal Provvedimento di tutela D.P.G.R. 677/89 n. 32-15.
Per chi volesse vederla, questa la sua gfeolocalizzazione: https://maps.app.goo.gl/B4FC8eV6kWukygvd7
LACERTA VIRIDIS del fotografo Michele Sensi, Lucia Cilloni e Debora Levini
Il ramarro orientale (Lacerta viridis) è un sauro appartenente alla famiglia dei Lacertidi, facilmente riconoscibile per il suo brillante colore verde e la sua rapidità nei movimenti. Può vivere fino a vent’anni e ha una forma tipica delle lucertole, con dimensioni che raggiungono i 45 cm di lunghezza, compresa la coda, anche se di solito non supera i 12 cm senza la coda.
Nei maschi, il dorso è di un verde intenso, mentre nelle femmine è più scuro e presenta striature chiare. Le parti ventrali tendono al giallo e i maschi mostrano un pene di colore giallo ocra. Durante la stagione degli amori, la gola dei maschi diventa azzurra, un segno distintivo, come potete vedere nella foto di Michele Sensi.
I maschi si distinguono dalle femmine anche per la dimensione della testa e per la larghezza della base della coda.
I ramarri sono animali territoriali e diurni, preferendo habitat soleggiati come pendii, prati e bordi di strade. Non sono facilmente visibili a causa della loro timidezza, che li porta a nascondersi in caso di pericolo. Durante l’inverno, si rifugiano in anfratti nel terreno.
La loro dieta include insetti, piccoli artropodi e occasionalmente uova di uccelli, integrata da bacche e vegetali. In riproduzione, depongono da 5 a 20 uova in buche nel terreno, che si schiudono dopo 2-3 mesi. Durante il corteggiamento, i maschi lottano mostrando il loro sottogola azzurro.
Il ramarro orientale è diffuso in diverse regioni dell’Europa orientale e in Turchia.
Nella lingua veneta è chiamato “ligaor o ligaore“, cioè “legatore” associato a credenze popolari sulle sue capacità di incantare le prede con lo sguardo.
TESTUDO HERMANNI del fotografo Andrea Frassinetti
La Testudo hermanni, comunemente conosciuta come tartaruga di Hermann, è una specie di tartaruga terrestre originaria delle regioni calde e temperate del sud Europa, in particolare nelle aree mediterranee. Questa tartaruga ha un carapace convesso e robusto, che può raggiungere i 20-30 cm di lunghezza, e presenta una colorazione che varia dal giallo al marrone scuro, con macchie e strisce più scure che la rendono facilmente riconoscibile.
La Testudo hermanni è un animale erbivoro, alimentandosi principalmente di erbe, fiori e foglie. È nota per il suo comportamento di brucare lentamente l’erba e per le sue abitudini di foraggiamento, che la portano a spostarsi anche per lunghe distanze nel suo habitat naturale, che include boschi, praterie e zone collinari.
Queste tartarughe sono solitarie e territoriali, ma durante la stagione degli accoppiamenti, i maschi possono mostrare comportamenti competitivi. Le femmine depongono le uova in buche scavate nel terreno, e la schiusa avviene dopo circa 60-90 giorni, a seconda della temperatura.
La Testudo hermanni è considerata una specie vulnerabile a causa della perdita di habitat, del bracconaggio e del commercio illegale. La conservazione dei suoi habitat naturali è essenziale per garantirne la sopravvivenza. Diverse iniziative di protezione e programmi di allevamento in cattività sono stati attivati per preservare questa affascinante specie.
MELES MELES del fotografo Michele Sensi e le sue latrine di Debora Levini
Il Meles meles, comunemente noto come tasso, è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei Mustelidi. Caratterizzato da un corpo robusto e una pelliccia grigia con una distintiva mascherina bianca e nera sul muso, il tasso può raggiungere una lunghezza di circa 90 cm, escluse la coda e le zampe. Questi animali sono prevalentemente notturni e si muovono con agilità, grazie alle loro zampe forti e artigliate, adatte sia per scavare che per correre.
I tassi vivono in habitat forestali, praterie e terreni agricoli, dove costruiscono complesse tane sotterranee composte da una rete di tunnel e gallerie, di circa 20-30 cm di diametro, e con camere collegate tra loro.
La loro dieta è omnivora e varia, comprendendo radici, tuberi, insetti, piccoli mammiferi e uova. Sono anche noti per la loro capacità di adattarsi a diverse fonti di cibo, rendendoli animali resilienti.
Il tasso svolge un ruolo ecologico importante, contribuendo al controllo delle popolazioni di insetti e alla dispersione dei semi. In alcune culture, è associato a miti e leggende, simboleggiando astuzia e ingegno. Tuttavia, la specie affronta minacce come la perdita di habitat e la caccia, che hanno portato a una diminuzione delle popolazioni in alcune aree.
Curiosità: il tasso costuisce nel suo territorio vere e proprie “latrine”, punti strategici utilizzati per marcare il loro dominio e comunicare con altri tassi. Queste latrine si trovano solitamente in zone ben visibili, come lungo sentieri o ai margini delle tane. Il tasso utilizza le latrine per depositare feci, che contengono informazioni olfattive importanti per altri membri della specie.
La posizione e la disposizione delle latrine possono variare, ma spesso sono caratterizzate da un accumulo di escrementi e da tracce di graffi o segni lasciati sulle superfici circostanti. Le feci sono tipicamente composte da resti vegetali e insetti, riflettendo la dieta onnivora del tasso come si può notare dalle foto scattate nel Comune di Baiso. Le latrine non solo aiutano a delimitare il territorio, ma possono anche attrarre potenziali compagni durante la stagione degli accoppiamenti.
Inoltre, queste aree fungono da punti di riferimento per il tasso stesso, contribuendo alla navigazione nel proprio habitat. Le latrine possono fornire anche informazioni preziose poiché l’analisi delle feci può rivelare dettagli sulla dieta e lo stato di salute della popolazione locale.
BUBULCU IBIS del fotografo Michele Sensi
Il Bubulcus ibis, noto come airone guardabuoi, è un uccello appartenente alla famiglia degli Ardeidae di taglia media (altezza 25 – 30 cm). Questa specie è facilmente riconoscibile per il suo piumaggio bianco e dal collo corto, becco giallo e zampe grigie. Durante la stagione riproduttiva gli adulti sfoggiano una livrea più colorata con piume arancioni sul vertice, sulla nuca e sul dorso, becco e zampe di colore carnacino. L’abito invernale è bianco con becco giallo.
Originario delle regioni tropicali e subtropicali dell’Africa e dell’Asia, il Bubulcus ibis ha ampliato il suo areale, colonizzando anche l’Europa e le Americhe. Spesso si trova in prossimità di bestiame, da cui trae vantaggio, poiché si nutre degli insetti disturbati dal movimento degli animali.
È un uccello socievole e vive in colonie, sia durante la stagione riproduttiva che in altri periodi dell’anno. Durante il corteggiamento, i maschi esibiscono comportamenti affascinanti, come l’apertura delle ali e movimenti di danza. Il Bubulcus ibis ha una dieta variabile, composta principalmente da insetti, piccoli vertebrati e anfibi. La sua adattabilità e capacità di sfruttare diversi habitat, da zone umide a terreni agricoli, ne hanno favorito il successo ecologico. La specie è stata oggetto di studi per comprendere le sue dinamiche di colonizzazione e le interazioni con l’ambiente umano.
AMELES DECOLOR del fotografo Andrea Frassinetti
L’Ameles decolor è una mantide di piccole dimensioni, che misura tra i 2 e i 3 cm, con una livrea che varia dal beige al grigio. I suoi occhi sono globosi e privi di tubercolo apicale, differenziandola dalla specie simile Ameles picteti, che ha occhi conici. Il tronco è lungo e sottile. Le femmine sono brachittere (cioè con ali vestigiali ovvero con ali presenti, ma che hanno perso del tutto la loro funzionalità), mentre i maschi hanno due paia di ali funzionanti. Le zampe anteriori sono robuste e tozze, mentre quelle posteriori sono ben sviluppate per salti lunghi. L’addome delle femmine è rigonfio e rivolto verso l’alto. Questa specie è diffusa nell’areale mediterraneo, inclusa Italia, Spagna, Francia e Nord Africa, preferendo zone aride con vegetazione bassa.
SCIURUS VULGARIS del fotografo Michele Sensi
Lo Sciurus vulgaris, comunemente noto come scoiattolo rosso, è un piccolo mammifero appartenente alla famiglia degli Sciuridae. Questo animale è facilmente riconoscibile per il suo caratteristico pelo rosso-rossiccio, anche se alcune varianti possono presentare pelliccia grigia o nera. Gli scoiattoli rossi hanno una lunghezza che varia dai 20 ai 25 cm, esclusa la coda, che è folta e lunga, fondamentale per l’equilibrio durante i salti tra i rami.
Questi animali sono prevalentemente diurni e trascorrono la maggior parte della loro vita sugli alberi, dove costruiscono nidi chiamati “drey” con foglie e rami. La loro dieta è varia e comprende semi, noci, frutti e occasionalmente insetti. Lo Sciurus vulgaris è un abile arrampicatore e può saltare fino a 3 metri tra i rami, grazie alle sue zampe forti e artigliate.
Inoltre, gli scoiattoli rossi sono noti per la loro capacità di nascondere il cibo per l’inverno, un comportamento che li aiuta a sopravvivere durante i mesi più freddi. Questi animali sono anche importanti per gli ecosistemi forestali, poiché contribuiscono alla dispersione dei semi e alla crescita di nuove piante. Purtroppo, lo Sciurus vulgaris sta affrontando diverse minacce, tra cui la perdita di habitat e la competizione con lo scoiattolo grigio americano, introdotto in Europa. La conservazione delle foreste e degli habitat naturali è quindi cruciale per garantire la sopravvivenza di questa affascinante specie.
ACRIDA UNGARICA del fotografo Andrea Frassinetti
L’Acrida ungarica è un insetto appartenente alla famiglia degli Acrididae, noto comunemente come locusta. Questa specie si trova principalmente in diverse regioni dell’Europa centrale e orientale, inclusa l’Ungheria, da cui deriva il suo nome. Caratterizzata da un corpo slanciato e lunghe antenne, l’Acrida ungarica può raggiungere una lunghezza di circa 5-7 cm. La sua colorazione varia dal verde al marrone (come potete notare nelle immagini a lato), permettendole di mimetizzarsi efficacemente con l’ambiente circostante.
Si nutre principalmente di piante erbacee e può diventare un problema per l’agricoltura in periodi di abbondante popolazione. Durante la stagione riproduttiva, le femmine depongono le uova in un piccolo bozzo nel terreno, contribuendo così alla proliferazione della specie.
EPILOBIUM HIRSUTUM del fotografo Giandomenico Bertini
Epilobium hirsutum, conosciuto comunemente come garofanino di palude o epilobio irsuto, è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Onagraceae. Si trova comunemente in Europa, Asia e Nord Africa, soprattutto in ambienti umidi come le rive dei fiumi, fossati e zone paludose.
Questa pianta può raggiungere un’altezza di 1,5 metri, con un fusto eretto e peloso. Le foglie, anch’esse pelose, sono lanceolate e disposte in modo alterno lungo il fusto. I fiori, che sbocciano tra luglio e settembre, sono di un bel colore rosa-lilla e hanno quattro petali simmetrici. Ogni fiore è sostenuto da un lungo peduncolo, che conferisce alla pianta un aspetto delicato.
L’epilobio irsuto è una specie molto resistente, capace di colonizzare rapidamente gli ambienti umidi grazie alla produzione di semi leggeri, dotati di ciuffi di peli che ne facilitano la dispersione tramite il vento. Tradizionalmente, è stato utilizzato in erboristeria per le sue proprietà astringenti e antinfiammatorie, specialmente per trattare problemi cutanei e gastrointestinali. Questa pianta è anche un’importante fonte di nutrimento per gli insetti impollinatori come api e farfalle.
ERIGERON STRIGOSUS del fotografo Giandomenico Bertini
Erigeron strigosus, conosciuto comunemente come falso dente di leone o erigeron ispido, è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae, originaria del Nord America ma diffusa in molte altre parti del mondo, compresa l’Europa, come specie naturalizzata. Si distingue per i suoi fusti eretti e ramificati, che possono raggiungere un’altezza di 30-80 cm. Le foglie basali sono spatolate e dentate, mentre quelle superiori sono più strette e lineari.
I fiori sono simili a piccole margherite, con petali sottili e numerosi, di colore bianco o leggermente rosato, che circondano un centro giallo brillante. Fiorisce abbondantemente durante l’estate, attirando insetti impollinatori come api e farfalle.
Erigeron strigosus è una pianta molto rustica e resistente, capace di adattarsi a diversi tipi di terreno, dai prati alle aree incolte, fino ai bordi delle strade. Viene spesso considerata una pianta infestante per la sua capacità di diffondersi rapidamente. Tuttavia, è apprezzata per la sua resistenza e per la capacità di stabilizzarsi anche in terreni poveri, contribuendo alla biodiversità locale.
CAMPANULA TRACHELIUM del fotografo Giandomenico Bertini
La Campanula trachelium, comunemente nota come campanula selvatica o campanula maggiore, è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Campanulaceae. È originaria delle regioni temperate d’Europa e si trova comunemente nei boschi, lungo i margini delle foreste e nei terreni umidi e ombreggiati.
Questa pianta può raggiungere un’altezza di 50-100 cm, con un fusto robusto e peloso. Le foglie sono cuoriformi, dentellate e ruvide al tatto. I fiori, che sbocciano tra giugno e settembre, sono di colore viola-blu e hanno la caratteristica forma a campana, tipica del genere. Possono formare infiorescenze sparse lungo il fusto o essere singoli, con un aspetto elegante e vistoso.
La Campanula trachelium ha una lunga tradizione di utilizzo in erboristeria popolare per le sue proprietà emollienti e antinfiammatorie, soprattutto nel trattamento di irritazioni della gola, da cui deriva anche il suo nome specifico “trachelium”, legato alla trachea. È una pianta che attrae gli insetti impollinatori, come le api, ed è molto apprezzata nei giardini naturalistici.
MANTIS RELIGIOSA della fotografa Milena Bertolini
La Mantis religiosa è un insetto appartenente all’ordine dei Mantodea, noto per il suo aspetto affascinante e il comportamento predatorio. Caratterizzata da un corpo lungo e snodato, con testa triangolare e grandi occhi composti, la mantide si distingue per le sue zampe anteriori sviluppate, che utilizza come armi per catturare le prede. La colorazione può variare dal verde al marrone, permettendo a questo insetto di mimetizzarsi perfettamente tra le foglie e i rami, un adattamento utile per la caccia.
Originaria di Europa, Asia e Africa, la mantide religiosa è stata introdotta anche in altre parti del mondo, come negli Stati Uniti. Predatrice efficiente, si nutre principalmente di insetti, come mosche e grilli, ma può anche attaccare prede più grandi. La sua tecnica di caccia è caratterizzata da un’aspettativa paziente e da rapidi scatti per afferrare le prede. I suoi arti anteriori sono zampe raptatorie, adattamento che le permette di afferrare una preda e trattenerla mentre la divora con l’apparato boccale masticatore.
Uno degli aspetti più curiosi della vita delle mantidi è il fenomeno del cannibalismo sessuale. Dopo l’accoppiamento, la femmina può mangiare il maschio, un comportamento che, sebbene possa sembrare brutale, in realtà offre vantaggi nutrizionali alla femmina, contribuendo alla sua capacità di riprodursi.
Le mantidi religiose hanno anche un’importanza ecologica, poiché aiutano a controllare le popolazioni di insetti nocivi. Inoltre, la loro presenza in giardini e campi è spesso un segno di un ambiente sano.
HOGNA RADIATA e il suo SACCO OVIGERO del fotografo Andrea Frassinetti
Hogna radiata, comunemente nota come falsa tarantola, è un ragno appartenente alla famiglia dei Lycosidae, conosciuti comunemente come ragni lupo. Si trova principalmente nelle regioni mediterranee, comprese l’Italia e le isole. Questo ragno ha una colorazione brunastra con striature scure sul corpo e sugli arti, che lo aiutano a mimetizzarsi nell’ambiente. Hogna radiata è un predatore attivo che caccia la sua preda senza costruire ragnatele, preferendo muoversi rapidamente sul terreno per catturare piccoli insetti.
Non è considerato pericoloso per l’uomo, anche se, come molti ragni, può mordere se si sente minacciato. Il suo comportamento schivo lo rende difficile da avvistare, nonostante le sue dimensioni relativamente grandi rispetto ad altri ragni.
In queste fotografie possiamo vedere un’esemplare femmina col sacco ovigero.
Il sacco ovigero, noto anche come bozzolo o cocoon in inglese, è una struttura che molte femmine di ragno costruiscono prima di deporre le uova. Realizzato con un filo resistente appositamente secreto, questo sacco viene solitamente appeso alla parte più solida della tela o a un supporto stabile. La forma e le caratteristiche del sacco ovigero variano a seconda della famiglia o, a volte, della specie. Può avere una forma sferica, ellittica, emisferica, discoidale, cilindrica, fusiforme, o essere irregolare e mimetizzata con detriti o foglie. Anche il colore può differire, spaziando dal bianco al rosa, fino a tonalità verdastre, dorate o paglierine.
Alcune specie creano bozzoli abbastanza grandi da poter essere utilizzati da più femmine della stessa specie, anche se poi all’interno ognuna edifica il proprio bozzoletto.
SYLVIA ATRICAPILLA del fotografo Michele Sensi
Sylvia atricapilla, conosciuta come capinera, è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia dei Silvidi, diffuso in gran parte dell’Europa, Asia occidentale e Nord Africa. Di taglia medio-piccola, la capinera ha un piumaggio prevalentemente grigio, con una calotta nera distintiva nei maschi e marrone nelle femmine. Questa differenza sessuale è uno degli aspetti più caratteristici di questa specie e lo si può ben notare nelle immagini. La capinera preferisce ambienti ricchi di vegetazione come boschi, siepi, giardini e parchi urbani. È una specie migratoria: molti esemplari nidificano in Europa durante la primavera e l’estate, per poi migrare verso il Mediterraneo e l’Africa settentrionale in inverno. Tuttavia, alcune popolazioni nel sud dell’Europa sono residenti tutto l’anno.
Il suo canto è particolarmente apprezzato, con note melodiose e fluide che la rendono facilmente riconoscibile. Si nutre principalmente di insetti in primavera e in estate, mentre durante l’autunno e l’inverno integra la dieta con frutti e bacche. Nelle foto di oggi viene ripresa mentre si ciba di bacche di Pyracantha.
Grazie alla sua adattabilità, la capinera è una delle specie di silvidi più comuni e diffuse in Europa, spesso osservata anche nei giardini urbani.
CAPREOLUS CAPREOLUS del fotografo Michele Sensi
Capreolus capreolus, comunemente noto come capriolo, è un piccolo cervide diffuso in gran parte dell’Europa e dell’Asia occidentale. Questo animale è caratterizzato da un corpo snello e agile, con un mantello che varia dal rossastro in estate al grigio-bruno in inverno. I maschi sono preovvisti di un palco corti e spesso, che cade annualmente per ricrescere nella stagione successiva. Il capriolo è un animale solitario o che vive in piccoli gruppi familiari, e si nutre principalmente di erbe, germogli e foglie. Predilige habitat boschivi con radure, dove può trovare facilmente cibo e rifugio. È noto per la sua grande capacità di adattamento, riuscendo a vivere anche in aree antropizzate. Il periodo degli amori per il capriolo si estende da metà luglio a fine agosto, durante il quale il maschio corteggia la femmina inseguendola in una serie di brevi corse. La gestazione dura circa nove mesi e mezzo; dopo la fecondazione, l’ovulo si impianta nell’utero ma rimane in uno stato di quiescenza fino a dicembre, quando riprende lo sviluppo. Questo fenomeno è noto come ovoimplantazione differita. Tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate, le femmine danno alla luce solitamente 1 o 2 cuccioli, talvolta tre, che si distinguono per il loro mantello bruno con macchie. Spesso, le femmine nascondono i piccoli nell’erba alta mentre si allontanano per cercare cibo. Con l’arrivo dell’autunno, anche i maschi si uniscono ai gruppi di femmine, occupando spesso le posizioni più basse nella gerarchia sociale.
ARGIOPE BRUENNICHI del fotografo Andrea Frassinetti
L’Argiope bruennichi, comunemente conosciuto come ragno vespa, ragno tigre, epeira fasciata, ragno zebra o argiope fasciata, è un ragno appartenente alla famiglia Araneidae. Questo aracnide è particolarmente riconoscibile per il suo corpo colorato con strisce gialle e nere che ricordano il disegno di una zebra.
Le femmine misurano circa 2–5 cm, i maschi circa la metà o anche meno. La livrea delle femmine ha una caratteristica colorazione a strisce gialle e nere a cui si deve il nome comune della specie. I maschi, invece, sono caratterizzati da colori scuri e molto più uniformi. Questa specie si alimenta soprattutto di ortotteri, ma anche di vari altri insetti come ditteri, lepidotteri e coleotteri volanti, che cattura con la sua solida tela. Una volta intrappolata, la preda viene avvolta nella seta che il ragno produce, e dopo averla morsa più volte, il ragno la trascina al centro della ragnatela per mangiarla comodamente.
Un aspetto interessante riguarda l’accoppiamento di questi ragni: le femmine spesso uccidono i maschi durante o dopo l’accoppiamento, a meno che i maschi non riescano a scappare in tempo. Durante il tentativo di fuga, può succedere che una parte del pedipalpo (l’organo copulatore del maschio) rimanga all’interno della femmina, formando un “tappo” che impedisce ad altri maschi di fecondarla, garantendo così la riproduzione del maschio che è riuscito a inserirlo.
È noto anche per la sua caratteristica tela a zig-zag, chiamata “stabilimentum”, che serve sia a rinforzare la rete che a distrarre le prede, particolare che il fotografo Andrea Frassinetti ha colto alla perfezione nel suo scatto.
LILIUM MARTAGON del fotografo Giandomenico Bertini
Il Lilium martagon (prima foto), conosciuto comunemente come giglio martagone, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Liliaceae. È facilmente riconoscibile per i suoi fiori penduli e profumati, di colore rosa-violaceo con puntini scuri, che sbocciano tra giugno e luglio. I petali sono ricurvi all’indietro, conferendo al fiore un aspetto unico e decorativo. Il giglio martagone può raggiungere un’altezza di 50-150 cm, con un fusto eretto e foglie lanceolate disposte a spirale lungo il fusto. Questa specie cresce spontaneamente in ambienti montani e collinari, preferendo boschi di latifoglie e prati semi-ombreggiati, su suoli ben drenati e calcarei. È diffuso in Europa, Asia occidentale e Siberia, ed è apprezzato anche come pianta ornamentale nei giardini. Sebbene non sia considerato una specie in pericolo, è protetto in alcune regioni a causa del rischio di raccolta indiscriminata e della perdita di habitat.
PHYTEUMA SCHEUCHZERI del fotografo Giandomenico Bertini
Phyteuma scheuchzeri (seconda foto), noto come raponzolo di Scheuchzer, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Campanulaceae. È caratterizzata da infiorescenze a forma di spiga con fiori di un intenso colore blu-viola, che fioriscono tra giugno e agosto. Le foglie basali sono lanceolate o lineari, mentre quelle superiori sono più strette e sessili. La pianta raggiunge un’altezza di 10-40 cm e si trova comunemente nei prati alpini e subalpini, su suoli calcarei, fino a 2800 metri di altitudine. È diffusa principalmente nelle regioni montuose dell’Europa centrale e meridionale. Il Phyteuma scheuchzeri è apprezzato per il suo valore ornamentale e per la sua capacità di adattarsi a climi rigidi.
MORIMUS ASPER del fotografo Umberto Gianferrari
Il Morimus asper è un coleottero appartenente alla famiglia dei Cerambycidae. È facilmente riconoscibile per il suo corpo robusto e scuro, lungo circa 15-30 mm, e per le sue antenne lunghe e segmentate che superano la lunghezza del corpo nei maschi (come nel caso del nostro soggetto). Presenta una colorazione grigiastra con macchie scure sulle elitre, che conferiscono al suo aspetto un’ottima mimetizzazione tra la corteccia degli alberi. Questa specie è prevalentemente notturna e vive nelle foreste, nutrendosi di legno morto, contribuendo così al processo di decomposizione del legno. Le larve del Morimus asper si sviluppano all’interno dei tronchi, scavando gallerie nei rami e nei tronchi d’albero, preferibilmente in legno duro come quercia e faggio. Questa specie è diffusa principalmente in Europa e, sebbene non sia considerata minacciata, la sua presenza può essere influenzata dalla gestione forestale e dalla disponibilità di habitat naturali.